Alberto Manzi fa parte di quella generazione che tra gli anni ’50 e ’60 ha tentato di rivoluzionare il mondo dell’educazione italiano.

Maestro elementare, Manzi è nato negli stessi anni di Don Milani, Gianni Rodari, Mario Lodi, Grazia Fresco, Gianni Faè ed è diventato famoso soprattutto per il suo impegno all’educazione degli analfabeti adulti attraverso una delle trasmissioni Rai più famose della storia: Non è mai troppo tardi.

Si stima che grazie alle sue lezioni televisive 1 milione e mezzo di italiani abbia potuto ottenere la licenza elementare che negli anni ‘60 risultava ancora un sogno per molti analfabeti.

Manzi fu un antesignano: il suo primo incarico si svolse nel carcere minorile di Roma dove comprese che il metodo doveva adattarsi a interlocutori che spesso portavano in classe storie complicate. Pensate che nel 1981 fu addirittura sospeso dall’insegnamento perché si rifiutò di dare dei voti che, a suo avviso, avrebbero bollato in modo irreparabile alcuni ragazzi che si vedevano attraverso quei numeri.

Il suo impegno in classe e la sua presenza televisiva rischiano però di offuscare una produzione letteraria che non ha nulla da invidiare ai suoi contemporanei che si dedicarono all’infanzia. Così come Mario Lodi, così come Gianni Rodari anche Manzi si impegnò nella scrittura di romanzi per ragazzi con capacità, forte di un rispetto e uno sguardo sull’infanzia che molti degli autori a lui contemporanei non avevano.

Testa Rossa, riedito in occasione del centenario dalla nascita dell’autore (1924), è un romanzo tra i suoi più belli e intreccia tra le sue pagine suggestioni letterarie colte, da Peter Pan Il mago di Oz, al terreno fertile della narrazione orale e ne fa qualcosa di nuovo, perfettamente costruito e avvincente.

«Dieci case, un verde prato, un ruscello e l’alta torre del campanile che sembra giocare con il cielo: questo è il paese della felicità. […] In tutto il mondo regna la pace; tutti vivono serenamente si vogliono bene. E tutto questo perché nel piccolo paese vive lei, la Principessa dagli occhi bellissimi, la Principessa dell’amore. Ma un giorno una grande tempesta si abbatté sulla terra e quando tornò il sereno, lei non c’era più. La sua scomparsa portò lo scompiglio nel paesino. […] La principessa nessuno riusciva a trovarla. Anche perché, intenti ad incolparsi e a darsele di santa ragione, nessuno la cercava. O meglio, uno solo andava frugando in ogni angolo per trovarla: Testa Rossa»

Questo protagonista al di fuori del tempo che incarna, come il famosissimo Peter Pan, l’infanzia, il gioco e la spensieratezza è il custode simbolico e reale della Principessa che, a sua volta, è portatrice della felicità e della pace.

«La Principessa lo vide giocare con un raggio di sole e lo prese con sé prima ancora che lui avesse un babbo e una mamma. Da allora Testa Rossa è sempre vissuto con lei, pur scappando ogni tanto qua e là per il mondo. Ma questa non è una colpa. Lo sapete bene, perché Testa Rossa scappa per venire a giocare con voi, dato che voi tutti lo avete eletto vostro capo»

È molto interessante il dialogo che il narratore esterno instaura con i lettori che entrano a far parte in prima persona della storia: come in una sorta di libro interattivo l’autore chiama più volte i bambini lettori a intervenire, a farsi presenti… e anche la compagnia che si aggregherà intorno a Testa Rossa, alla ricerca della Principessa sarà “pescata” proprio tra i lettori stessi:

«Ora non gridate però, ragazzi. Ricorderemo noi a Testa Rossa che ha da fare qualcosa di più di importante che morire. Questa sera cenate presto e andate subito a dormire. Vi chiamerò io al momento opportuno; d’accordo? Allora, ragazzi di tutto il mondo, siate pronti! “Ssst… le mamme hanno spento la luce e sono andate in cucina. Siete pronti? Chi vuole andare a liberare Testa Rossa?... Tutti?! È impossibile, amici. Qua, scelgo io. Ecco: Alda, Massimo... no, senza triciclo, posalo!”»

Il narratore fa idealmente attraversare ai lettori lo specchio dell’immaginazione e li trasferisce all’interno della storia, come accade quando si gioca. Si comprende questa dinamica in molti passaggi della storia, come ad esempio quando di fronte a un fiume impetuoso Testa Rossa chiederà ai bambini se posseggono qualche nave in grado di attraversare il mare:

«“Ce l’ho io una nave con tante vele” disse Massimo. “È tutta nera e le vele sono viola. Ci stanno pure tre buchi. Ce li hanno fatti i pirati con il cannone.” “E dove sta questa nave?” chiese Alda con fare il malizioso.“Io conosco tutti i tuoi giocattoli e la nave con le vele viola non ce l’hai.” “Ce l’ho! Sta nel libro che ha comprato papà.” “Avete visto?” disse Testa Rossa  […] “La nave l’abbiamo. […] Tutti i pronti? Imbarchiamoci” […] Giunsero alla riva opposta che era notte fonda e, come misero i piedi a terra, la nave si rimpicciolì talmente che ritornò subito le proporzioni d’un disegno di libro e fu inghiottita dalla nebbia»

Quella cui assistiamo è una avventura che si dipana su un canovaccio fiabesco fortemente simbolico, ma che sa intrecciare echi e rimandi a le grandi avventure western che proprio negli anni ’60 ottenevano un grande successo presso il pubblico italiano (Pecos Bill, Tex Willer…), ma anche a grandi romanzi internazionali.

La trama non ha la profondità dei riti di passaggio che caratterizzano le narrazioni avventurose per l’adolescenza, qui c’è il gioco, l’immaginazione, la relazione… un gioco che sa essere drammatico, che sa farsi duro, che sa essere fantasioso e perturbante (incontriamo dei pagliacci senza testa che tanto ricordano i blemmi).

Quando i bambini arrivano allo scontro finale con il male assoluto, tremano loro le gambe (così come ai lettori!), perché la Strega del Nord è una strega cattiva, la cui cattiveria non può essere convertita in bene: può essere solo affrontata.

«”Noi vogliamo liberare solo la Principessa” “E questo non è mettersi contro di me? Io ho rapito la Principessa; io la tengo incatenata qui, in questo castello. Deve morire... Sì, perché la Terra è mio dominio; tutti dovranno obbedire ai miei ordini. E voi, voi avete osato ostacolare i miei piani! Voi vi siete alleati a quel miserabile servitore, a quel monello crudele, a Testa Rossa!… Lo sapete che cosa vi attende ora?… No?... Ebbene, chi è contro di me viene preso, squartato, e il suo fegato viene mangiato da Sirocchia, il suo cervello vien divorato da Filosofo e il suo cuore da me. Poi le Ombre Verdi gli mangiano gli occhi, il naso e la bocca, e viene gettato, così com'è, nel gran buco nero dove deve lavorare per sempre”»

Il gruppo di bambini che si accoda a Testa Rossa - e che ricorda in parte il gruppo di ardimentosi bambini perduti di Peter Pan - affronterà coccodrilli mangiauomini e poi indiani agguerriti e poi ancora bestie ferocissime, Ombre verdi crudeli… e ce la farà!

Testa Rossa incarna la spensieratezza dell’infanzia: non ha mai paura, ride sempre, si dimentica degli obiettivi, ma è ardimentoso e non molla mai.

Ogni bambino maschio o femmina, grande o piccolo è tratteggiato con precisione e caratterizzato attraverso la peculiarità del suo modo di affrontare le situazioni: c’è quello capace di guidare, quello con lo sguardo acuto, quella intuitiva… e soprattutto c’è una grande eroina che salverà in più di una situazione la congrega dei ragazzi: è Roberta, otto mesi, lasciata indietro nella composizione della compagnia, ma che farà di tutto per non esserne esclusa!

La lingua di Manzi concede molto al parlato sopratutto nella sintassi, ma è una lingua controllata, precisa e descrittiva, con un lessico minuzioso capace di tratteggiare con fascino dettagli, oggetti e situazioni.

Una bella storia di avventura vera per piccoli (7-9 anni) come poche ancora ce ne sono.

Un piccolo Peter Pan italiano e la sua compagnia di coraggiosi, tutti da scoprire.

P.S. c’è un interessante passaggio sui bambini che parlano agli animali che offre un ulteriore tassello affascinante sull’argomento!

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Testa Rossa Alberto Manzi 144 pagine Anno 2024 Prezzo 13,00€ ISBN 9791222104799 Editore Gallucci
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