David Edward Walliams è un attore, comico e scrittore britannico, ma non bastano questi pochi nomi a definirlo, perché Walliams è un universo multiforme di talenti e di progetti, ognuno portato a termine grazie al suo perfezionismo. Della sua formazione sono due gli aspetti che caratterizzano in modo peculiare il suo stile di scrittura: la formazione teatrale e comica (i suoi libri si leggono ad alta voce e si ascoltano proprio come se fossero recitati!) e la sua passione per le storie che lo rendono un buon narratore e non un personaggio famoso che si cimenta, di punto in bianco, con la scrittura!
E questo è stato testimoniato in diversi momenti da lui stesso, che, invece che definirsi “attore” o “comico”, preferisce tra tutte le etichette quella di scrittore:
«Sicuramente viene prima lo scrittore. La pagina bianca fa sempre un po’ paura, ma è molto emozionante. Mentre quando fai l’attore, tu interpreti un testo, ma sai già quello che devi fare e quello che succederà. La scrittura invece ti lascia sempre un margine di sorpresa. A volte è difficile svegliarsi al mattino, trovarsi da solo davanti alla pagina e dover creare storie e personaggi, ma è una sfida che mi piace moltissimo. Oltre a recitare come comico, ho fatto un film solo, ma mi è parso tutto molto facile e mentre lavoravo mi è sembrato di essere in vacanza. Scrivere è decisamente più duro»
La cifra della sua scrittura è certamente la comicità: Walliams deve essere una persona estremamente spiritosa ed è riuscito a travasare il suo talento per la battuta, le sue digressioni esilaranti e la sua fantasiosa inventiva in solidi romanzi per nulla improvvisati, ma ricchissimi di risate, quasi incontrollabili.
I fattori che hanno contribuito al successo planetario delle sue storie sono molti, provo ad enuclearne alcuni che possono essere una chiave di lettura per la comprensione di questo autore.
1. Walliams ha un tono narrativo umoristico che parla direttamente al lettore e che lo coinvolge con trasporto, chiamandolo in causa attraverso le pagine. Walliams si fa compagno del suo lettore, gli fa l’occhiolino, gioca con lui, lo interroga… lo fa sentire parte attiva della storia.
«DIN-DON! No, lettore, non è il campanello di casa tua»
«Quel maledetto aggeggio [l’apparecchio dei denti ndr.], finalmente, sarebbe servito a qualcosa*. * Oltre che a raddrizzare i denti, naturalmente. (Questo purtroppo lo devo scrivere, perché altrimenti un dentista che leggerà il mio libro potrebbe sporgere denuncia, anche se tutti i dentisti non sono altro che torturatori assetati di sangue).
2. Il dialogo con le immagini fa parte del successo dei suoi romanzi. Quentin Blake e poi Tony Ross hanno avuto il grande merito di riuscire a seguire le sorprendenti trovate di Walliams, prendendo l’iniziativa e dialogando con il testo. Esilaranti le illustrazioni della protagonista di zia Malefica mentre è rinchiusa nella carbonaia.
«Lo so a cosa state pensando: perché non c’è nessuna illustrazione in questo capitolo? Sono la parte migliore del libro. Be’, il motivo è che le ultime pagine della storia si sono svolte al buio. Nel caso vi sentiste imbrogliati, ecco alcuni disegni fatti apposta per voi».
3. Walliams orchestra sapientemente l’intreccio narrativo grazie a prolessi e analessi. Sa creare l’attesa e il pathos (come ogni bravo comico!) e questo calamita i lettori alla pagina.
«scoprirai che ci sono persone capaci di fare molto, molto di peggio. L’uomo più cattivo del mondo è in agguato dietro una pagina di questo libro. Va’ avanti a leggere, se ne hai il coraggio…»
«Ed ecco, lettore, che dopo questo piccolo viaggio a ritroso nel tempo siamo tornati al punto di partenza pronti ad andare avanti con la storia. Ora però non ritornare all’inizio sarebbe una cosa stupida: gireresti in tondo un sacco di volte leggendo e rileggendo le stesse pagine. Va’ piuttosto alla pagina successiva, e da lì continuerò a raccontarti la storia. Muoviti. Smettila di leggere questa pagina, passa oltre. Subito!»
4. Le digressioni e gli elenchi sono una passione dell’autore che si traduce in pagine comicissime, che spezzano la narrazione (sempre con coerenza) e regalano momenti di risata pura. Ad esempio è molto semplice far finta di lavarsi i denti: in Nonna gangster ci sono le istruzioni dettagliate! In Zia malefica, la zia Alberta cambia tutte le fiabe affinché il male trionfi sempre:
«I tre porcellini. Il lupo cattivo soffia e sbuffa e stronfia sulle case dei tre porcellini, e le abbatte tutte e tre. Poi, per una settimana intera, mangia arrosto di maiale a colazione pranzo e cena. Riccioli d’oro e i tre orsi. Quando la piccola Riccioli d’oro si mangia tutto il porridge dei tre orsi, i tre decidono di vendicarsi e se la mangiano»
«Il nuovo professore aveva commesso il più grosso errore che possa fare un professore: avere un nome ridicolo. Questa è una cosa seria, mio caro lettore. Se il tuo nome è uno di quelli compresi nell’elenco qui sotto, è molto, molto importante che tu non faccia mai l’insegnante: Tom Barolo, Lola Sciato, Lara Chia, Elio Dia …Franco Bolli, Franco Forte, Manno Assunta, Primo Ditanti…»
5. C’è una narrazione delle relazioni familiari non stereotipata, ma complessa e ricca di sfumature: ci sono lutti, incomprensioni, ottusità, superficialità… i finali sono sempre positivi, ma non per forza risolutori di difficoltà e dolori. Inoltre c’è un personaggio ricorrente in (quasi) tutti i volumi, il droghiere del quartiere, Raj, che con il suo sguardo schietto e il suo essere sempre accogliente contribuisce a leggere i rapporti familiari dall’esterno, ma in modo molto comprensivo e riconciliante.
6. I cattivi sono spaventosi e fanno profondamente paura, ma non prevalgono mai. I protagonisti dei romanzi rischiano davvero la vita in molte delle avventure narrate e i lettori, giustamente, temono per la loro incolumità, ma i ragazzi possono così mostrare le loro grandi e sconfinate risorse!
7. Il procedere di Walliams per iperboli non scade mai nel grottesco e nello sboccato. I personaggi sono esagerati, ma non sono mai caricaturali. C’è un uso iperbolico delle situazioni (così come della lingua) che è perfettamente integrato in una buona narrazione. Ci sono situazioni che violano il politically correct, ma queste non sono mai giudicanti: ricordiamoci che sono romanzi!
8. C’è un realismo che riequilibra la componente fantastica e che, da un certo punto di vista, mette il lettore di fronte alla crudezza di una realtà che spesso è più impensabile e assurda della fantasia: abbiamo persone che mettono nel loro programma elettorale l’eliminazione dei senzatetto, ci sono padri arricchiti che passano la giornata a leggere Playboy scegliendo ragazze da invitare a casa… Le storie sono certamente inventate, ma forse avere tutto ma volere un amico non è poi una richiesta così “irreale”. In un clima generale di riso e divertimento, questi dettagli inseriscono una malinconia, tipica del buon riso, che provoca anche un pensiero.
Tra tutti i suoi romanzi, che vi invito a scoprire, ve ne consiglio brevemente tre, i miei preferiti.
Polpette di topo. Zoe è una bambina molto sola: sua madre è morta, suo padre è diventato alcolista, dopo aver perso il lavoro come gelataio, e la sua matrigna è un’arrivista superficiale e ottusa. Zoe farà amicizia con un ratto, Armitage, e insieme a lui svelerà i loschi piani di Burt che vende hamburger agli studenti della scuola, nel suo camioncino… ma con cosa sono fatti gli hamburger? Questo romanzo è quello che forse più si avvicina alla narrazione di Dahl: ci sono cattivi davvero crudeli e senza scrupoli, ma c’è anche una protagonista molto ingegnosa e coraggiosa. Il mistero si trasforma in azione e quindi in inseguimenti, fughe precipitose, evasioni e colpi di scena. Il lieto fine è assicurato e il camioncino che tritava i sorcetti per farne hamburger si trasformerà un camioncino dei gelati.
Dentista diabolica. Alfie, il protagonista, ha un papà minatore, costretto in carrozzella a causa di una malattia respiratoria dovuta alle polveri della miniera. La sua più grande paura è andare dal dentista, ma improvvisamente in città arriva una dentista che sembra amorevole e rassicurante. Tutto sembra andare per il meglio, ma la dentista nasconde un terribile segreto. Da quel momento infatti tutti i denti di latte persi dai bambini in città non saranno sostituiti da piccole monete, ma da animali morti e schifezze di ogni genere. Non solo. Perfidamente incastrato con un inganno, Alfie perderà tutti i denti, estratti a tradimento dalla terribile dottoressa e si ritroverà da solo a fronteggiare una strega spaventosa. Tra streghe che volano su bombole all’elio, palazzi costruiti con i denti e rincorse in motorino, la storia diventa incalzante. Il padre farà un sacrificio estremo per sconfiggere la malefica strega, ma Alfie non rimarrà solo.
Zia malefica è il romanzo forse più complesso di Walliams e intreccia la struttura del giallo, con un tocco preso dalle storie di fantasmi inglesi. L’incipit in medias res ci catapulta in una ricca villa dove una bambina, Stella, ha appena perso i genitori in un incidente stradale ed è stata imprigionata dalla terribile zia, perché sveli il nascondiglio del testamento che la estrometterebbe dall’eredità. Nella situazione disperata in cui si trova, Stella sarà soccorsa da un fantasma bambino, dalla storia drammatica, ma dalle molte risorse. Stella dovrà trovare il testamento, svelare agli occhi di tutti la crudeltà della zia e ricostruire chi è il magro spazzacamino fantasma che vaga per la villa. In questo romanzo, forse il meno spiccatamente esilarante (ma riderete comunque!) c’è un dialogo molto interessante sulla capacità dei bambini di vedere, che riecheggia le tante pagine che raccontano l’infanzia come dell’età ancora in armonia con il mondo
«“Stai diventando grande. Tra poco non sarai più capace di vedermi”. “Io potrò sempre vederti!” “No”. Il fantasma scosse la testa. “I grandi non sono mai capaci”. Non fu facile per Stella accorgersene subito, ma i contorni di Fuliggine stavano cominciando a sbiadire. “Ma tu stai davvero scomparendo…” “Che ti avevo detto, madamigella? Meglio che ci diciamo subito addio” “Ma io non voglio che tu te ne vada”, lo supplicò. “Sei tutto quello che mi rimane della mia famiglia”. “Io non vado da nessuna parte”, rispose il fantasma. “Ma se stai sparendo! Proprio adesso, davanti ai miei occhi!” “Te l’avevo detto che era così! Tu volevi tanto diventare grande, ma essere bambini è una cosa speciale. Quando sei bambino, puoi vedere tutta la magia che c’è nel mondo”»
Tutti i romanzi di Walliams sono proponibili variamente tra i 9 e i 12 anni.