I bambini sono come le erbacce, ho pensato sfogliando rapita questo libro coreano alla Fiera di Bologna, il mese scorso

Un pensiero che non ha nulla a che vedere con lo scherno, ma piuttosto con l’ammirazione per l’infanzia che testimonia una tenacia unica nell’aggrapparsi alla vita.

La vita acerba, l’infanzia, ha bisogno solo di piccole crepe e pur nella fragilità e nell’esilità, che le sono proprie, sa rivendicare il suo stare al mondo. Ho pensato questo, osservando le stupende immagini di 이순옥 che ha documentato con precisione ed incanto le erbe, i fiori e le piante “vagabonde” (questo aggettivo coniato da Marianna Merisi l’ho trovato splendido) che innervano di vita le crepe, i pertugi, le fessure cittadine più impensabili.

Quanta bellezza lì dove non te l’aspetti, dove dai per scontato che non ci possa essere niente! 

Serve la terra, l’acqua e il sole… nessuno se ne prende cura eppure questo incontro inspiegabilmente accade e accade perfino che vi si impianti un seme e senza che l’uomo voglia, decida, progetti… la vita nasce.

Il testo che accompagna le immagini è metaforico [la traduzione è dal coreano, effettuata con Google Translate]: 

«Ogni volta che c’è una possibilità… nascerò, crescerò, anche se non è un posto elegante»

Tombini, tubi di scolo, grate sul marciapiedi, muretti, paletti anti parcheggio, fughe tra la pavimentazione cittadina, pali della luce, fessure tra le tegole, attaccature del marciapiede, tubi di scappamento…

Nel grigio sfumato degli scorci urbani il verde sembra un vigoroso simbolo della speranza contro ogni possibilità:

«sono piccolo ma forte, debole ma vivo»

Di fronte alla rigidità inscalfibile del cemento cittadino, la forza della resilienza si mostra come adattabilità, come paziente elasticità di chi si infila tra le doghe delle panchine, si piega per circondare un masso o si arrampica determinato fino al confine del muro fino al cielo… e non importa se un piede distratto o una bici frettolosa passano… le radici sanno essere forti e rigeneranti. 

Oltre a sfondi bianchi e neutri, l’artista coreana regala scorci inaspettati, proprio come certe giornate primaverili che si accendono di cieli tersi o di una luce accecante, quasi fastidiosa ad un tratto, tra le pagine o tra le giornate marzoline.

Quest’inno alla piccolezza e alla fragilità delle erbe spontanee ci sposta con determinazione dal nostro antropocentrismo (le figure umane sembrano non accorgersi di nulla), interrogandoci con la loro bellezza sulla necessità di uno sguardo alla vita, rispettoso e rinnovato: che bella la vita!

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이순옥 Soonok Lee Quando ci incontriamo 56 pagine Anno 2023 ISBN 9788955820000700000
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