Oggi è la festa dell’Immacolata Concezione, una festa della Madonna, una figura che in mondo come il nostro ha molto da insegnare, una figura anticonformista, ma soprattutto estremamente libera, libera di credere all’impossibile, di accogliere l’impensabile, di guidare e mantenere uniti popoli di tutte le provenienze.
Una donna, Maria, che guidò discretamente quel manipolo di uomini rozzi, di peccatori imperdonabili che erano gli amici di Gesù, una donna che, nella storia della Chiesa, è sempre intervenuta per spezzare la rigidità del già saputo per guidare alla riscoperta dell’originalità dell’inizio.
Ci ricorda il vero piglio di questa donna e invita tutti a giocarsi i propri talenti nella vita, a prescindere dal parere del mondo, una leggenda francese del XIII secolo, raccontata da Max Bolliger e illustrata magistralmente da Štēpán Zavrēl.
Jacopo il giullare è la storia di un giullare Jacopo, bravissimo acrobata e gioioso mattatore di folle che un giorno decise che aveva bisogno di silenzio e pace e nel suo vagare provvidenziale raggiunse un monastero.
«“Ecco questo è il posto in cui vorrei fermarmi!” pensò. Bussò al grande portale e chiese gentilmente ai monaci di accoglierlo nella loro comunità. L’abate si dimostrò comprensivo e acconsentì».
Dovete immaginare che nel mondo del XIII secolo i giullari erano figure più affini agli emarginati che alle persone per bene e i monasteri erano templi di cultura austera e rigorosa: il bianco e il nero insomma.
La vita in monastero piacque molto al piccolo Jacopo, «si accorse tuttavia che nel monastero la sua arte di salti, balli e acrobazie non interessava a nessuno». Jacopo era stato accolto all’interno delle mura, ma era come se fosse trasparente: non sapeva pregare, non sapeva leggere, non sapeva scrivere, «annaffiava i fiori e le verdure, allontanava le lumache dall’orto, giocava con i gatti e faceva gare di canto con gli uccellini. I monaci non dicevano nulla, ma gli sguardi di rimprovero che gli riservavano valevano più di mille parole». Jacopo si sentiva una nullità, un peso «nient’altro che… un giullare». Così un giorno, mentre vagava per il monastero, sempre più deciso ad abbandonare quel luogo, in una piccola cappella abbandonata una statua della Madonna lo osservò con sguardo interlocutore. Certo di parlare a niente più che a una statua Jacopo si lamentò della situazione e… la Madonna gli rispose: «“Jacopo fai quello che sei capace di fare” “Ma cosa sono capace di fare io?” rispose perplesso “L’acrobata e il giocoliere?” “Sì proprio l’acrobata e il giocoliere”». E così Jacopo corse, saltò, cantò… con un impegno che mai aveva avuto. Ogni sera sotto lo sguardo sorridente della Madonna, Jacopo sfoderava i suoi migliori numeri, saltando la recita dei vespri con i monaci. L'abate si insospettì e forse anche si scandalizzò di quella assenza, ma, quando una sera lo seguì nella cappella, vide l’impensabile: «una figura radiosa scese dal piedistallo, si avvicinò a Jacopo e gli fece aria sul viso con un fazzoletto di lino leggero. Poi gli asciugò le gocce di sudore dal collo e dalla fronte».
Ecco immaginatevi la Madonna, ecco cosa stava facendo.
Eppure l’abate, che di fede ne aveva, non ne rimase scandalizzato: «ciò che aveva visto gli riempiva il cuore di gioia». L’abate lasciò perdere il suo pregiudizio e lasciò che una novità cambiasse radicalmente quello che pensava: si accorse che il monastero AVEVA BISOGNO di Jacopo!
Questa leggenda richiama certamente i credenti alla rivoluzione che il cristianesimo ha preteso di portare nel mondo, nei suoi termini più essenziali e veri, ma credo che questa leggenda offra spunti di riflessione e domande molto attuali a tutti.
Cosa significa accogliere? Accogliere pretende il desiderio di implicarsi con una persona diversa da sé, non bastano quattro mura, bisogna accettare di guardare e lasciarsi guardare.
Di cosa ci si deve scandalizzare? Bisogna lasciare che i preconcetti e i pregiudizi possano essere spazzati via e sentirsi interpellati dalla domanda dell’abate: tu come vorresti servire il Signore, cioè cosa vuoi fare per essere felice?
Le linoleografie di Zavrēl e i colori, accendono le tavole di una luce antica che ci riporta alle notti buie e calde del Medioevo. L’architettura del monastero spicca per maestosità e fulgore e le figurine animano gli spazi con i loro sguardi curiosi e vivi. I colori fanno splendere le tavole di una ricchezza che il nero fa sbalzare fuori dalle tavole.
Una storia che ho trovato profondamente natalizia e moderna che dedico a tutti: abbandonate i vostri preconcetti!
Jacopo il giullare
Max Bolliger – Štepán Zavrel – Francesca Romanini (traduttrice)
32 pagine
Anno: 2018
Prezzo: 15,50 €
ISBN: 9788895818948