Cos’è casa? Me lo domandavo in questi giorni, dopo aver portato a casa Taz, il nostro “cucciolino” di 7 mesi. Da un giorno all’altro per lui dove prima c’erano fratelli cani, mamma e papà, fango, recinti ora c'è una famiglia umana, una casa con un giardino, senza altri cani, ma con un bambino di 5 anni perennemente in moto ed entusiasta della sua presenza. Per me casa, adesso, è mio marito, mio figlio Saverio, le pareti bianche di casa, il fiore incorniciato che mi saluta prima di uscire dalla porta, il cartellone della crema calzatura Marga in cucina, il profumo dei dolci, le foto di Chicago in corridoio, ma prima di sposarmi erano le foto, i quadri dappertutto, l’odore di soffritto la mattina, la moquette, la parete gialla della cucina e i cestini sul muro, le scampanellate continue e il via vai, le scale a quattro quattro... prima vivevo in una amata e adorabile «casa pazzerella»
Cos’è casa, dunque? Un luogo personale, unico, costituente di sé e così multiforme nelle sue manifestazioni almeno quanto multiforme è la personalità di ciascuno e proprio su questo gioco di identità e casa è basato l’ultimo albo (il primo scritto e illustrato da lei) dell’americana Carson Ellis.
Tutto incomincia con un nido ed un volo nel frontespizio, almeno sembrerebbe, invece tutto è già compreso nella dedica che li precede: «A Colin, Hank e Milo Meloy, con amore», il marito e i due figli di Carson. E proprio dal nido posto sotto i nomi della dedica parte un uccello grigio alla scoperta del mondo.
«Casa, per qualcuno, è la campagna. Per qualcun altro è un appartamento»… il viaggio si snoda tra scenari reali e immaginari (ci sono le navi dei marinai, la casa del fabbro keniota, la casa delle api ma anche Atlantide, la casa nel mare, quella dell’Uomo della luna), tra echi letterari e trasfigurazioni metaforiche (siamo presumibilmente nelle Mille e una notte nei «nascondigli sottoterra», le scarpe sono case animate da bande di bambini spensierati, mentre la «casa nell’albero» appartiene ad un anziano topino con pantaloni e bretelle). La narrazione è movimentata: accanto ad alcune descrizioni denotative dell’oggetto-casa «Casa è la nave, per i marinai», abbiamo tavole che riflettono sul loro nome «In Francia la casa è la maison» o sulla loro collocazione «Ad Atlantide si vive sott’acqua», a volte è il confronto il centro di riflessione «Casa seria. Casa pazzerella. Casa alta. Casa bassa», a volte la casa è talmente particolare che l’autrice si chiede chi ne sia l’abitante «Di chi è questa casa?» (avrebbe potuto semplicemente descrivercela come una casa su una rupe!). È con questa tavola che il discorso evolve e inizia a spostarsi esplicitamente verso chi abita la casa e quindi chi la modifica: «Ma qui chi ci abita? E perché?». Da questo momento le case diventano le “case di”: la casa della duchessa slovacca, del dio norvegese, della babushka, dell’orsetto lavatore fino a tornare a casa, alla casa dell’artista, dove non a caso sono custoditi tutti gli spunti e le case incontrate lungo il viaggio. «Questa è casa mia, e questa sono io».
Le immagini, realizzate a gouache e inchiostro (l’indicazione è scritta nel colophon), nei toni freschi del marrone, del grigio e del beige su sfondi bianchi freddi lasciano spiccare i rossi e i blu, che quasi costantemente ricamano i particolari nelle tavole. Le tavole sono indipendenti e finite in se stesse e in questo si riconosce un’abitudine iconografica dell’autrice, alla sua prima esperienza narrativa, tuttavia i salti in mondi diversi piacciono ai bambini e permettono l’aprirsi di storie: chi abita nella casetta sotto il fungo? I marinai sono anche pirati? E perché mai quei bimbetti abitano in una scarpa? Nello stesso tempo il filo conduttore rappresentato dall’uccello grigio offre lo spunto della ricerca. Stupendo il font.
Non resta che chiedersi: «E tua casa com’è? E tu chi sei?».
Casa
Carson Ellis - Michele Piumini (traduttore)
40 pagine
Anno: 2015
Prezzo: 14,90 €
ISBN: 9788867143290
Oh Susanna!! non è il mio frigo, è quello di mia mamma: il mio è incassato e in realtà assolutamente anonimo. Arrivando da un casa colma di ogni oggetto e multicolore (la cucina è gialla), ho optato per una invece completamente bianca, viva (spero), ma bianca!
Hai un bellissimo frigorifero, pieno di vita e personalità!
Sui frigoriferi ho una teoria: trovo che rispecchino l’essenza di chi li possiede assai più del resto dell’arredamento, oggi che la gente si fa i salotti in stile pacchetto completo da Ikea.
Ho preso tra le mani questo libro alla Feltrinelli e mi sei venuta in mente. L’avrei anche preso se non avessi smarrito il bancomat e attualmente trovandomi nell’impossibilità di pagare alcunché…
Non so se sia stato il libro o la tua recensione, o il fatto che sono molto sensibile al tema “casa “, ma devo averlo!!!